La calcolosi renale (urolitiasi) è una malattia molto diffusa nei paesi economicamente sviluppati (Nord America, Europa, Australia). I calcoli hanno quasi sempre origine nelle cavità renali e spesso migrano nell’uretere o nella vescica. Le cause dell’urolitiasi riconoscono fattori d’organo (malformazioni o malattie acquisite delle vie urinarie) e fattori d’organismo (genetici, endocrini, metabolici, fisico-chimici).
Il sintomo più caratteristico con cui questa malattia si manifesta è la colica renale, associata spesso a presenza di sangue nelle urine. Spesso però l’unico sintomo è rappresentato da una incostante lombalgia con o senza febbre. L’assenza completa di sintomi è caratteristica dei calcoli fissi, che sono talvolta scoperti casualmente con esami eseguiti per altri motivi. La malattia si può presentare con aspetti molto diversi potendo, infatti, esistere ogni forma intermedia tra il piccolo calcolo renale di pochi millimetri e la grossa calcolosi a stampo del rene o il calcolo ureterale più o meno ostruente, con diversi gradi di compromissione funzionale del rene.
L’inquadramento diagnostico è necessariamente radiologico: con vari tipi di radiografie, o con ultrasuoni (ecografia), o con entrambi.
POSSIBILITA’ TERAPEUTICHE
1) Trattamento medico
È possibile favorire l’espulsione di piccoli calcoli con il cosiddetto “colpo d’acqua”, cioè incrementando la produzione di urina nella speranza che un flusso urinario elevato riesca a far fuoriuscire spontaneamente il calcolo in oggetto.
Per alcuni calcoli particolari (acido urico o cistina) è possibile eseguire una terapia farmacologica della litolitica e cioè favorente la disgregazione della concrezione stessa.
2) Trattamento endourologico della calcolosi ureterale
I calcoli ureterali possono essere “disintegrati” con vari tipi di energia (ultrasuoni, laser, frammentazione meccanica) od infine asportati, dopo essere risaliti con strumenti appositi (uretero-nefroscopio) lungo l’asse escretore per via retrograda, cioè dal canale uretrale, alla vescica, all’uretere. Tale interventi vengono preferibilmente eseguiti in anestesia generale.
II paziente spesso dovrà nei giorni successivi portare il catetere vescicale per 24-48 ore e di solito un “tubetto” interno che va dal bacinetto renale alla vescica (endoprotesi ureterale o stent) che serve per mettere a riposo la via escretrice e garantire un normale deflusso dell’urina: tale endoprotesi sarà rimossa ambulatorialmente ad una data indicata alla dimissione (di solito 7-15 giorni), talora previo controllo radiologico e/o ecografico.
3) Litotrissia percutanea
Consiste nell’accesso alle cavità renali tramite un piccolo foro, praticato nel fianco, attraverso il quale si introduce una sonda ottica con la quale si può esplorare l’interno delle cavità renali e “lavorare”.
Questa metodica viene di solito riservata a calcoli renali di una certa dimensione. Tale intervento viene preferibilmente eseguito in anestesia generale e comporta un ricovero di alcuni giorni. Il paziente dovrà portare un tubo di drenaggio nefrostomico nella sede di accesso al rene fino a quando le urine non si saranno schiarite.
Qualora la bonifica della calcolsi non fosse completa, potrà rendersi necessario un secondo accesso o una litotrissia extracorporea (v. oltre).
4) Litotrissia extracorporea (ESWL)
Questo apparecchio permette la frantumazione di calcoli reno-ureterali il più delle volte senza anestesia, convogliando una serie di “onde d’urto” in un punto focale che viene fatto collimare con il calcolo: l’energia che si produce in tale punto è così elevata che quasi sempre il calcolo si frantuma.
Tale metodica è controindicata in pazienti con gravi difetti della coagulazione ematica e deve essere attentamente valutata l’indicazione in pazienti con alterazioni del ritmo cardiaco.
L’eliminazione dei frammenti prodotti avviene attraverso le vie urinarie: sono quindi possibili coliche renali espulsive nel postoperatorio.
Tale trattamento può essere complementare alla bonifica percutanea (residui calcoli caliciali) ed è controindicato in calcoli troppo grossi per il rischio elevato di provocare una “stein-strasse”, cioè una “strada di calcoli” lungo il decorso della via escretrice. Talora in presenza di situazioni particolari può rendersi necessaria la riposizione di una endoprotesi ureterale che verrà rimossa in data da stabilirsi di volta in volta. Dopo tale trattamento, che può essere eseguito anche in regime di day-surgery, il paziente viene dimesso con la prescrizione di controllo urologico di solito a 30 e 90 giorni con Rx addome, eco renale, es. urine ed urocoltura.
5) Terapia chirurgica a cielo aperto
Ha subito una fortissima contrazione negli ultimi 10 anni; tuttavia essa mantiene un’indicazione in situazioni non altrimenti risolvibili. Consiste in un “taglio” obliquo del fianco interessato, attraverso il quale si accede al rene e si asportano i calcoli in oggetto. Nel postoperatorio è possibile che si debba portare un catetere vescicale per qualche giorno (2-3 giorni) ed un tutore nefrostomico di drenaggio dell’urina dal rene operato per facilitare la guarigione. Tale drenaggio viene di solito rimosso dopo 10-12 giorni.